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Centola
è uno degli 80 Comuni presenti nel Parco Nazionale del Cilento e
Vallo di Diano.
Il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
abbraccia la parte meridionale della provincia di Salerno, tra
il fiume Sele e il confine
con la Calabria e la Basilicata. Esso
si estende su un’area di 181.975 ettari, è percorso da sei fiumi (
Sele, Tanagro, Calore, Bussento, Lambro e Mingardo ) e comprende vari
rilievi montuosi: il Monte Stella, il Monte Sacro ( Gelbison ), il
Monte Bulgheria, gli Alburni, definiti “le Dolomiti del Sud” e il
Cervati, noto sia perché con i suoi 1898 metri è il più alto della
Campania, sia perché fra i suoi faggi vivono il lupo e l’aquila reale, due specie in via di
estinzione. Il Parco del Cilento
e Vallo di Diano è considerato un parco atipico perché non comprende
solo ambienti naturali ma anche molti paesi abitati.
Il
capoluogo e le frazioni
Centola, capoluogo del Comune, situato a circa 300 metri sul livello
del mare, offre come attrazioni una torre campanaria dell’893, il
Convento dei Cappuccini (1619) e la Chiesa di San Nicola di Mira,
costruita in stile barocco e inaugurata nel 1617. Ma
la caratteristica principale del paese è quella dei vicoli che
percorrono il centro storico in lungo e in largo.
San Severino si trova all’interno del Comune, in una vallata presso
il fiume Mingardo. In alto, a
strapiombo sul fiume, questa frazione conserva un Borgo Medievale,
meta di centinaia di turisti.
Risalendo in collina, troviamo Foria, un paesino che, anche se molto
piccolo, è diviso in quattro casali: Casal di Basso, Casal di Mezzo,
Casalicchio e Casal di Sopra. Qui
c’è un antico palazzo medievale che purtroppo ha perso in gran
parte l’originaria struttura.
Un po’ più a nord, ma sempre in collina sorge
San Nicola, recentemente costruito intorno all’antico borgo
distrutto da una frana alcuni anni fa.
Dalla collina, spostandoci verso il mare raggiungiamo Palinuro,
rinomato centro balneare, conosciuto per il suo mare azzurro e
incontaminato, le sue spiagge immense e la sua costa ricca di
promontori e stupende grotte calcaree.

Storia
di Centola
Dopo
la caduta dell’Impero Romano d’ Occidente (476),
la tribù barbara
degli Ostrogoti occupò gran parte dell’Italia del Sud, compresa la
città della Molpa. L’imperatore Giustiniano d’Oriente, rimasto
l’unico padrone dell’Impero Romano, per scacciarli inviò in
Italia il generale Belisario. Così, nel 547, Belisario,con lo scopo
di liberare la Molpa dagli Ostrogoti, saccheggiò e incendiò la città,
distruggendola e costringendo i superstiti alla fuga. Alcuni dei
superstiti, in numero di cento, raggiunsero le colline e si
stabilirono ai piedi della montagna delle Fontanelle, in un posto
riparato e sicuro, detto Vallone. Dal
numero dei fuggitivi che diedero vita al nuovo nucleo abitativo,
questo luogo fu chiamato “Centula”.
Centola
nacque sotto la dominazione bizantina di Giustiniano ma, dopo appena
undici anni, passò sotto la dominazione longobarda; vide poi
susseguirsi le dominazioni dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini,
degli Aragonesi, degli Spagnoli e dei Borboni.
Durante il periodo longobardo Centola si ingrandì notevolmente e il
suo sviluppo avvenne intorno alla Badia di Santa Maria degli Angeli,
della quale oggi non resta più nulla.
La Badia sorse come eremo fra il 515 e i 530 ad opera di monaci
basiliani. Divenne Badia
nel 750 e i suoi monaci continuarono a seguire la regola di San
Basilio, la
quale voleva che alla
preghiera si unisse il lavoro. Pertanto crearono scuole, orfanatrofi,
ospizi, un mulino, un frantoio, un monte di credito, , vaste
piantagioni di ulivi e una biblioteca ricca di manoscritti, svolgendo
così un ruolo di guida sia nella vita spirituale che nella vita
sociale di Centola.
Successivamente, fino al periodo del
Risorgimento, abbiamo poche notizie che riguardano Centola.
Intorno al 1250, durante il periodo svevo, Centola divenne “Universitas”.
Allora il termine “Universitas” non indicava un istituto di
cultura ma il complesso di persone che formano una comunità. L’
“Universitas” di Centola godeva di una sua autonomia
amministrativa, aveva un suo Statuto, un “Sindicus” eletto dai
cittadini, un proprio giudice, un “baglivo” che amministrava la
giustizia e un “baiulo” al quale erano affidate le terre
demaniali. Inoltre ricordiamo che Centola, la Molpa e Palinuro furono
più volte attaccate e saccheggiate da pirati turco-saraceni
provenienti dal mare. Per difendersi dalle scorrerie di questi
pirati, fra il 1550 e il 1600, furono realizzate lungo la costa del
Comune una serie di torri, tutte ancora in buone condizioni: il
Fortino, la torre del Capo, la torre Formica, la torre Mozza o del
Monaco, la torre del Mingardo, la torre di Calafetente e quella di
Chianofaracchio.
Il
Risorgimento centolese - Nel
1828 gli abitanti di Centola parteciparono alla rivolta del Cilento
del 1828. La rivolta iniziò la notte tra il 27 e il 28 giugno 1828
col disarmo della Guardia Urbana di Centola. Gli insorti proseguirono
poi per Palinuro con lo scopo di impossessarsi di 1500 fucili,12
cannoni e numerose munzioni custoditi nel Fortino. Trovarono solo
qualche fucile e della polvere avariata: i Borboni, avvisati da
qualcuno, avevano fatto portare via tutto l’arsenale. I ribelli non
si persero d’animo, raggiunsero la piazza di Palinuro e lessero
“Il Proclama di Palinuro”, un manifesto in cui reclamavano
una costituzione capace di garantire la libertà e la giustizia
sociale. Da Palinuro proseguirono poi per Foria ed altri paesi dei
dintorni. La
rivolta non ebbe esito positivo, fu crudelmente domata dal maresciallo
Del Carretto, inviato dal re Francesco I di Borbone. Tra i condannati
ci furono Pasquale D’Urso, Filippo Passarelli e Tommaso Imbriaco di
Foria. |